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lunedì 12 dicembre 2005

In mezzo scorre il fiume


Dimenticate per un attimo l’ultimo modello di jerk, gli anelli in SIC, i cuscinetti a sfera, l’azione fast, i trecciati, i cavetti in titanio, le swimbaits ed il buon caro vecchio Martin 20. Oggi parliamo di libri, o meglio di un libro “In mezzo scorre il fiume” scritto nel 1976 da Norman Maclean (1902-1990), pescatore a mosca di trote nel Montana e professore di letteratura inglese alla University of Chicago. Mi auguro davvero che lo abbiate letto, se non lo avete fatto spero nelle righe che seguono di spingervi a farlo. Fosse anche il primo libro che leggete.



Molti di voi avranno sicuramente visto il film, interpretato da Brad Pitt (nel ruolo del fratello dell’autore) con la regia di Robert Redford, che ha reso celebre il libro (da vedere per la fotografia straordinaria vincitrice di un premio Oscar). Purtroppo, nonostante alla prima parte della sceneggiatura abbia partecipato lo stesso Norman Maclean (morto, come nella migliore delle tradizioni, durante le riprese), esigenze cinematografiche hanno in parte snaturato il libro spostando il baricentro della narrazione dalla pesca a mosca (nel libro) al fratello (nel film). Anche la traduzione del libro in italiano, va detto, non è all'altezza dello stesso.

                
La copertina del libro nell'edizione italiana

Ma non è questo il luogo per una recensione cinematografica, quindi torniamo a noi.Innanzitutto non cominciate a storcere il naso dato che il libro parla di trote e di pesca a mosca e non di esocidi. E’ vero il libro e’ un atto d’amore per la pesca a mosca (secca per essere precisi) alla trota e per il fratello, interprete sublime di tale tecnica, ma e’ soprattutto una vera e propria celebrazione dell’arte della pesca, quale strumento per la ricerca della perfezione ed in quanto tale in grado di avvicinarci al divino. Non a caso la citazione di apertura dell’ESOX 2000 è tratta da questo libro. "C'e' qualcosa nei pescatori che cerca di fare della pesca un mondo separato e perfetto, non so che cosa o dove sia, perchè a volte è nelle braccia, altre nella gola e altre in nessun posto particolare tranne che in profondità. Molti di noi probabilmente sarebbero pescatori migliori se non passassero tanto tempo a contemplare il mondo in attesa che diventi perfetto". Ma se state per darmi del sacrilego aspettate..."...nostro padre...ci raccontava degli apostoli di Cristo, che erano pescatori, e lasciava intendere a mio fratello e a me, che i pescatori più bravi del mare di Galilea, pescavano a mosca, e che Giovanni, il prediletto, pescava con la mosca secca." Forse gli AdS potrebbero usarlo come motto. In ogni caso non voglio dilungarmi in inutili chiacchiere, alcune cose quando si tenta di spiegarle perdono il loro fascino. Il modo migliore di commentare questo libro senza fare torto alle intenzioni dell'autore è quello di procedere per citazioni lasciando ad ognuno di noi le sensazioni che queste trasmettono. Avete presente il senso di vuoto e sconforto che si prova quando si perde un pesce di taglia? "Non c'é castigo divino più improvviso per il corpo e l'anima che perdere un pesce grosso, dato che deve pur esserci una lieve transizione tra la vita e la morte. Ma con un pesce grosso un attimo prima il mondo è nucleare e e quello dopo è scomparso. Cosi'. Andato. Il pesce è andato e tu sei estinto, tranne per un bastone di poco più di cento grammi al quale è attaccata un pò di lenza...I poeti parlano di istanti di eternità ma in realtà è il pescatore a sperimentare l'eternità compressa in un attimo. Nessuno può dire cosa sia un istante di eternità fino a quando il mondo intero non diventa pesce e il pesce sparisce." Ovviamente il libro è molto di più e dopo averlo letto, se non si è mai provato, si è sicuramente tentati dal cimentarsi un pò con la pesca a mosca magari non alla trota ma al bass o meglio ancora al luccio. La chiusura del libro rende superflua ogni altra parola. "Alla fine tutte le cose si fondono in una sola, e un fiume le attraversa. Il fiume e' stato creato dalla grande alluvione del mondo e scorre sopra rocce che sono le fondamenta del tempo. Su alcune di queste rocce sono impresse gocce di pioggia senza tempo. Sotto le rocce ci sono le parole, e alcune delle parole appartengono alle rocce. Sono ossessionato dalle acque." Chi di noi non è ossessionato dalle acque e dall'ignoto che queste rappresentano ?

2 commenti:

  1. Ho visto il film e ho finito ieri di leggere il libro dopo aver letto questo tuo articolo.

    unico commento possibile: Sono ossessionato dalle acque.

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  2. A chi qui ti ha lodato la grazia tu hai donato
    non nell'oblio totale ne nella nudità
    su nuvole di gloria giungiamo nell'aldilà da te,
    che sei la nostra casa benché nulla può sembrarci più bello
    dello splendore dell'erba,
    dello sbocciare dei fiori non ci rattristeremo
    ma piuttosto troveremo forza in ciò che ci resta alle spalle nell'armonia primitiva che è sempre esistita e sempre esisterà
    nella consolazione che scaturisce dall'umana sofferenza
    nella nostra fede che ignora la morte.
    Grazie al cuore umano per mezzo del quale viviamo
    grazie alla sua tenerezza, alle sue gioie alle sue paure
    in me il più piccolo fiore che si schiude
    riesce a far nascere pensieri
    che spesso giacciono troppo in fondo per emergere.

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