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venerdì 25 settembre 2009

Over the topwater. Parte I.

di Stefano Vallongo

La pesca a topwater è una delle tecniche più emozionanti per catturare il nostro rivale di sempre. Viaggio in due parti tra esche e tecniche in compagnia di una delle più esperte guide di pesca al luccio, Stefano del team Pikepride.



Approccio filosofia e spot
Il topwater è considerato da molti lanciatori la disciplina più emozionante e spettacolare della pesca con gli artificiali. Per topwater si intende la pesca effettuata con esche artificiali manovrate a vista sopra la superficie dell’ acqua. Tale disciplina soprattutto quando è rivolta a insidiare il luccio è spesso avvolta da una sorta di alone magico e anche se decantata come il non plus ultra, risulta poco praticata e giudicata meno catturante di altre.
Gli artificiali di superficie vengono usati dai lanciatori in giornate poco fruttuose o avare di catture, un pò per tentare il “ colpaccio” e un po’ come piacevole diversivo, prima di ritornare a pescare con esche apparentemente più proficue.
In verità sia in condizioni di buona attività che di apparente “ferma”, la pesca a topwater può risolvere in positivo il nostro bilancio catture. In certe condizioni risulta addirittura più catturante di tante altre tecniche ben più note e praticate.
Pescare a top water riserva spesso forti emozioni, grandi soddisfazioni e belle catture, ma come per le altre tecniche, è necessario approcciare questa entusiasmante tecnica nel modo più corretto possibile, cominciando ad utilizzare le esche nel modo più adescante possibile, a capire i luoghi di pesca, le stagioni e i momenti della giornata più adatti per praticarla.
Le tecniche di superficie vengono troppo spesso relegate ad un ruolo marginale, vedremo come renderle attuali e praticabili ogni giorno


L’approccio alle tecniche di superficie
Fin dai primi passi che ho compiuto nella pesca con gli artificiali, durante lunghi anni passati a pescare da riva o in barca tra fiumi e laghi, mi sono chiesto molte volte se potesse esser plausibile e spiegabile con senso logico, il “sentire” l’ attività dei pesci predatori, ovvero la sensazione (che alcuni pescatori dicono di avere) di inizio attività o della presenza di un predatore “in caccia” nella zona dove stiamo lanciando.
Al pescatore di spinning che privilegia una pesca più col cuore che con la tecnica, può succedere di percepire l’inizio dell’attività predatoria o la presenza di un determinato ambiente di un luccio in caccia. Questo anche se non spiegabile, è sicuramente l’approccio più giusto nella pesca con gli artificiali ed a volte proprio quello che ci regala le catture più belle e memorabili.
Nonostante tutto mi è impossibile ricavare una regola logica o minimamente scientifico/alieutica partendosi da una sensazione o da una condizione psicologica e anche se può sembrare inspiegabile o assurdo, non sono il solo a ritenere che sia innegabile l’ esistenza di un legame tra la convinzione nelle proprie azioni di pesca, psicologia del pescatore ed umore al momento, con il verificarsi di una o più catture.


Nella pesca topwater la convinzione e la consapevolezza aiuta ancor più che in altre tecniche. La mangiata, avviene a vista, con il luccio che durante l’ attacco può uscire parzialmente o totalmente dal suo elemento, mostrandoci il momento spettacolare per eccellenza della pesca a spinning. L’apparire del luccio presso la nostra esca di superficie e la sua conseguente mangiata va ricercata con concentrazione, pienezza di sè e convinzione delle proprie azioni di pesca.
Un approccio positivo e consapevole è importante nella pratica di tutte le diverse tecniche dello spinning ma risulta fondamentale soprattutto nel topwater, disciplina da praticare con fiducia, entusiasmo ed accorgimenti tecnici che tratteremo in seguito.

La tensione superficiale dell’acqua
Risulta importante capire come, quando e perché un luccio è spinto ad attaccare una preda che si muove in superficie. Il luccio ha spiccate e naturali facoltà di percepire la tensione superficiale dell’acqua e riconoscere ciò che vi nuota sulla superficie.
Un roditore o un piccolo anfibio che nuotano in superficie così come un pesce morente che esala gli ultimi respiri a galla producono vibrazioni intense capaci di “ svegliare” i predatori mettendoli in attività sia per fame che per curiosità.
In assenza di vento o comunque in condizioni di calma ( periodo che in certi ambienti corrisponde con il cessare dell’attività predatoria ) un elemento naturale che provoca gorghi, scie e vibrazioni a galla produce uno stimolo molto “forte”. Stimoli di questi tipo possono diventare irresistibili anche per pesci in apparente inattività.
Le trote, in periodo di schiuse, sono abili ricercatrici di insetti che si posano sulla superficie di laghi e fiumi, ma può capitare di assistere anche alle bollate di altri pesci quali cavedani, scardole, persici etc. Il luccio non è da meno e sia nelle mezze stagioni che in estate non disdegna cercare ed attaccare una preda che si muove a galla.
Cercare di comprendere le abitudini e il ciclo di vita di un luccio e i suoi bizzarri comportamenti, non è mai cosa facile, poiché la vita dei lucci è governata da precise regole ma ricche di tante eccezioni, che variano con il variare delle stagioni, dall’ambiente dove vive, con l’ età del pesce e di luccio in luccio.
In linea di massima il luccio preferisce risparmiare le forze e si muove per inseguire o attaccare prede naturali lente, a breve portata e facili da catturare. Per contro succede spesso che l’unica cosa che lo fa scattare all’attacco è la presentazione di un “ forte” stimolo provocato da una macchia di colore, dall’alta velocità, dal rumore o dalle rilevanti vibrazioni provocate da un esca artificiale di abbondanti dimensioni.
Un pesce sia predatore che non, dalla schiusa delle sue uova fino all’età adulta, sa sia per istinto che per esperienze di vita vissuta, che dovrà guardarsi e proteggersi dai predatori più grandi di lui.
Una preda naturale che nuota in superficie risulta meno prudente ed esperta a proteggersi dai predatori acquatici rispetto ad un pesce. Una rana, un piccolo topo vivono parte della loro vita fuori dall’acqua, dove devono proteggersi da altri predatori ben diversi dal luccio. Una preda di questo tipo in acqua è meno veloce e risulta più impacciata di un pesce e spesso non può neanche contare sul branco come arma di difesa.
Nel mondo animale ad orchestrare la vita dei pesci, sono principalmente recettori di odori e vibrazioni, ma non è da sottovalutare, ad esempio, che gli occhi di un roditore che nuota in superficie, restano fuori dall’acqua, rendendolo comunque meno attento agli attacchi che possono provenire da sott’acqua, fatto di cui un luccio può essere ben consapevole.
La dieta dei lucci oltre ad essere ittiofaga può essere composta da anfibi, serpenti d’acqua, piccoli mammiferi, roditori e piccoli uccelli acquatici, tutte prede che cercheremo di riprodurre nelle nostre azioni di pesca a topwater.

Una pesca propedeutica ed istruttiva
Le pesche di superficie sono utili da praticare non solo per la spettacolarità e l’ alta componente di divertimento, ma anche per quello che possono insegnaci mentre le pratichiamo. Gli attacchi a vista (sia quelli che vanno a buon fine che quelli mancati) e gli inseguimenti a galla sono istruttivi e propedeutici per capire come un esocide segue ed attacca l’ esca perché ci palesano ciò che nella pesca con artificiali convenzionali avviene sott’acqua e che difficilmente potremmo vedere non pescando in superficie.
Sarà sicuramente utile vedere e capire nei propri spot come attaccano i lucci, anche per progredire con le altre tecniche ed aumentare il proprio bagaglio alieutico. È molto importante vedere da che lato attaccano l’esca, a che velocità lo fanno, come si percepisce in canna la mangiata e per quanto tempo tratterranno quel tipo di esca in bocca.
E’ probabile che le prime mangiate che riceverete vengano ferrate troppo in anticipo, ma serviranno comunque a farvi imparare nozioni nuove ed aumentare il vostro bagaglio di esperienze.
Fate molta attenzione a come si comportano i lucci dopo la mangiata, alcuni rimarranno fermi sull’ esca, provocando un appesantimento sulla vostra canna, alcuni continueranno a seguire la direzione del vostro lancio con l’ esca in bocca facendovi perdere contatto con l’ esca, altri si gireranno di scatto ritornando velocemente da dove erano venuti, “strappandovi” improvvisamente la canna di mano.
Tutte queste informazioni vi permetteranno di vedere e capire cose che utilizzando esche sommerse difficilmente avreste potuto imparare e con l’ esperienza assocerete una “starata” ad un luccio che vi viene incontro e un appesantimento ad una mangiata sicura, ed un “tocco” di becco vi consiglierà di continuare a recuperare, restare calmi ed aspettare una mangiata sicura prima di ferrare.
Nella vostre esperienze con le tecniche di superficie potrete incorrere in timide inseguimenti dei lucci, lunghe anche molti metri, con il pesce che si ferma prima di attaccare, o che rallenta per poi rinunciare e fermarsi. Se vi capita di vedere un pesce che segue, pescando con esche di superficie avrete la possibilità di individuare la sua posizione e potrete poi insidiarlo con altre esche artificiali.
Le mangiate e le seguite che riceverete saranno divertimento non solo per il pescatore che le riceve ma anche per i compagni di barca, aumentando fiducia ed esperienza comune e infondendo fiducia nel gruppo, diventando quasi una pesca di squadra.
Praticare topwater quindi non è solo produttivo per le spettacolari catture che può regalarci ma anche per aumentare il proprio bagaglio alieutico, la fiducia in noi stessi e nelle esche che utilizziamo.

Dove praticarla
Per aumentare le possibilità di catture dobbiamo necessariamente avvicinare il più possibile la nostra esca ai punti dove stazionano i predatori. Per praticare con successo le pesche di superficie dobbiamo metterci alla ricerca di erbai sommersi o affioranti, ninfee e altri ostacoli quali alberi in acqua, piante acquatiche, canneti e ostacoli quali grandi rocce e relitti.
Diverse esche topwater come le swimming frog hanno capacità antialga molto superiori a tutte le altre esche esistenti e vi permetteranno di pescare in posti che fino ad oggi ritenevate impossibile da poter raggiungere con un esca artificiale.


Proprio le capacità antialga possono fare la differenza in luoghi pieni di ostacoli, ampliandovi il raggio di pesca e le possibilità di lanciare proprio dove sono in agguato i predatori, altrimenti non raggiungibili con altre esche artificiali. Con esche topwater è anche possibile effettuare pause e brevi movimenti tra alberi e piante acquatiche affioranti, dando il tempo di attaccare anche ai lucci più smaliziati e svogliati. Può capitare di avere successo con tecniche topwater anche su secche a centro lago, dove in caso di erbai alti o affioranti, diventa più una necessità che una scelta.
In linea di massima è meglio lanciare vicino a riva, agli sbocchi di affluenti e tra gli ostacoli, ma non dobbiamo pensare che la pesca a topwater debba essere attuata per forza solo tra strutture ed erbai. Pescando in acque tra 1 e 3 metri e sui bordi degli scalini è possibile alzare pesci anche da medie profondità. Il tutto sta nel riuscire a trovare lo stimolo giusto per spingerli all’attacco. Ho potuto verificare molte situazioni di pesca, anche molto diverse tra loro, che un esca di superficie era più catturante di un esca che una che nuotasse profonda nei pressi dei predatori.
Ciò che non dobbiamo mai dimenticare è che le abitudini ed i comportamenti di un luccio non sono sempre quelli che a noi sembrano più logici. E’ consigliabile provare le tecniche di superficie in diversi ambienti e condizioni per sperimentarne gli effetti. Provate a lanciarle in spot molto battuti con esche tradizionali dove un “nuovo” e forte stimolo superficiale può fare veramente la differenza.


Il meteo e le condizioni migliori
Le condizioni meteo più favorevoli per la pesca a topwater posso variare anche radicalmente variando l’ ambiente dove le si sta praticando.
Di sicuro ciò che va tenuto maggiormente in considerazione è la temperatura dell’acqua. Con acque molto fredde (al di sotto di 8 gradi) i lucci diventano apatici e preferiscono esche lente e acque profonde, rendendo inutile approcci alle tecniche di superficie.
Il range nel quale è più possibile avere successo con azioni topwater può essere compreso tra i 12 e 22 gradi centigradi, quindi su acque piuttosto calde, tra primavera e l’inizio dell’autunno.
Pescare il luccio in acque al di sopra di 24 gradi è assolutamente da sconsigliare poiché molti esocidi, possono avere problemi di anossia (mancanza di ossigeno) e eccessivo accumulo di acido lattico che può portarli alla morte. Durante estati calde e prive di piogge è meglio sospendere la pesca al luccio a qualsiasi profondità la si stia praticando, perchè soprattutto gli esemplari adulti possono subire ingenti danni.
Parlando di luccio e di pesca in acque dolci non è semplice dettare regole tra rapporti di attività predatoria rispetto a pressione, meteo e condizioni atmosferiche. Il luccio è condizionato da moltissimi fattori che spesso risulta difficile capire perché, quando e per quanto tempo comincerà ad alimentarsi. Il variare della pressione, della luce, del vento e della temperatura sono fattori sicuramente importanti, ma rimane comunque il fatto che i pescatori sia dilettanti che professionisti vanno a pescare quando ne hanno il tempo, la possibilità e la voglia di farlo. L’ importante resta sempre e comunque andare a pesca, con gioia, spirito sportivo e nella massima sicurezza, soprattutto quando si va in barca. L’ attività dei lucci di un certo ambiente, ad una certa profondità e la risposta ad un certo stimolo sarà sicuramente più facile da rilevare andando a pesca piuttosto che cercare di formulare a tavolino la condizione ideale.
E’ possibile pescare in “spot” dove il cessare del vento corrisponde al cessare dell’ attività subacquea dei lucci ma dove in tali condizioni vengono privilegiati le azioni topwater. Questo, forse, succede perché in assenza di vento l’esca in superficie produce scie e vibrazioni che si trasmettono facilmente per diversi metri, “infrangendo” la calma superficiale e attivando i predatori. In altri luoghi una pioggia leggera che “vela” la superficie dà inizio all’attività superficiale, in altri casi la pioggia forte confondendo il pesce spinge i lucci a sferrare gli attacchi. All’ alba e al calar del sole soprattutto nelle giornate estive si possono avere buoni risultati, ma è meglio non farne una regola precisa, per non precluderci le emozionanti pescate a topwater nelle ore più calde.
Nei luoghi dove pesco solitamente ho notato che il vento forte e la poca luce in caso di temporali inibiscono l’attività topwater del luccio, ma ci sono notizie di lucci presi a topwater anche dopo l’ imbrunire. Quindi non vi resta che andare sui vostri spot e provare con convinzione e fiducia, lanciando un artificiale da topwater ogni volta che il vostro istinto ve lo consiglierà.
Sarete ripagati con mangiate spettacolari e scene da cardiopalma.