Esox 2000 è un club associato ad Esox Italia

venerdì 19 marzo 2010

La fauna ittica del tratto terminale del fiume Po ieri e oggi

In un recente articolo a cura del Dipartimento di Biologia ed Evoluzione dell'Università di Ferrara si è affrontato il problema della situazione della fauna ittica nel basso corso del Po evidenziando come gli interventi dell'uomo sula morfologia e la portata dei corsi d'acqua fiume abbiano causato la perdita di habitat per molte specie di pesci e conseguentemente una forte riduzione delle attività di pesca sia sportiva che di mestiere.

Molte specie di pesci si sono estinte o sono diventate estremamente rare, rendendo necessaria l’adozione di norme di protezione. Inoltre, l’accelerata introduzione di specie esotiche ha avuto ulteriori e rimarcabili effetti negativi sulla comunità ittica indigena, che non ha retto all’esplosione demografica di nuove specie alloctone competitive o predatrici.
Le modificazioni della struttura ed abbondanza delle comunità ittiche ha messo in difficoltà sia i pescatori di professione sia quelli sportivi, che hanno dovuto affrontare il calo e la scomparsa delle specie di valore, rimpiazzate da quelle nuove, non necessariamente e immediatamente apprezzabili.
Il monitoraggio di questa evoluzione, che è stata fatta comparando la comunità ittica attuale con quella riportata in documenti di Archivi Pubblici e biblioteche di Ferrara e provincia, è importante da un punto di vista gestionale ed è stato affrontato analizzando il tratto terminale del Po, la cui idrologia ha subito interventi antropici che si sono molto intensificati negli ultimi 40 anni.
Si è passati da una comunità ittica dominata in biomassa fino agli anni sessanta da lasca, alborella, cavedano, pigo, anguilla, storione comune, storione ladano, e storione cobice, e nei canali da tinca, scardola, luccio, pesce gatto, anguilla e triotto alla situazione attuale in cui si è assistito ad una marcata perdita di biodiversità e ad una fauna ittica dominata in biomassa da 6 specie alloctone provenienti principalmente dall’Est Europa e dell’Asia: carpa, siluro, carassio, abramide, lucioperca e carpa erbivora costituiscono da soli il 91% della biomassa totale. Un miglior regime termico, come nel caso del siluro, la mancanza di predatori e l’assenza di prelievo sia professionale sia dilettantistico, una particolare resistenza al degrado ambientale e agli impatti antropici sono le principali cause del dominio delle specie alloctone.
Nel caso del luccio, il declino ha seguito di pari passo alcuni fattori probabilmente sinergici, tra cui l’aumento del numero di sbarramenti sui canali (sostegni, impianti idrovori, ecc…) e l’intensificazione dell’abbassamento delle quote invernali che ne hanno impedito la migrazione riproduttiva. Inoltre, dai primi anni novanta, l’aumento della densità degli ardeidi e la contemporanea scomparsa della vegetazione sommersa e di riva hanno esposto i giovanili a una pressione predatoria non sostenibile. L’aumento della torbidità delle acque conseguente all’aumentata densità fitoplanctonica ha influenzato negativamente anche la modalità di caccia “a vista” di questo predatore a favore di altri predatori quali il siluro e il lucioperca.
Di conseguenza si ha la necessità dell'adozione di norme specifiche di protezione della fauna autoctona e di interventi mirati alla rinaturalizzazione dei corsi d'acqua.

Link all'articolo completo (html)

Scarica l'articolo in PDF